Negli ultimi anni, il dibattito sull’equilibrio di genere nel mondo del lavoro ha portato alla luce una soluzione alternativa: un sistema di assunzioni basato sulle competenze piuttosto che sui titoli di studio o sulle esperienze lavorative pregresse. In Italia, l’adozione di un approccio skill-first potrebbe dare nuova spinta alla rappresentanza femminile, aumentandola di 7,5 volte in tutti i settori, secondo un’analisi condotta da LinkedIn.

Un nuovo paradigma per il reclutamento
La selezione del personale basata sulle competenze non solo amplia il bacino di talenti disponibili per le aziende, ma contribuisce anche a ridurre le disparità di genere, soprattutto nei settori tradizionalmente dominati dagli uomini, come l’ingegneria, l’edilizia, le vendite e la robotica. L’analisi di LinkedIn ha evidenziato che, laddove le donne sono in minoranza, la loro presenza potrebbe crescere del 5% grazie a questo nuovo criterio di selezione.
Oltre a favorire una maggiore inclusione nei ruoli tecnici, il reclutamento basato sulle competenze potrebbe incidere positivamente sulla presenza femminile nelle posizioni dirigenziali. Sebbene negli ultimi anni si sia registrato un incremento della quota di donne in ruoli di leadership (dal 29,1% nel 2015 al 30,9% nel 2024), il progresso si è rallentato dal 2022. Inoltre, nel gennaio 2025, si è osservata una diminuzione del 5,9% delle assunzioni femminili in posizioni manageriali rispetto all’anno precedente.
Vantaggi per la generazione Z e la carenza di talenti
Un altro aspetto chiave riguarda i giovani lavoratori della Generazione Z, sempre più orientati all’acquisizione di competenze trasversali piuttosto che a percorsi professionali lineari. Secondo il report, per questa fascia di età l’adozione di un criterio basato sulle competenze potrebbe moltiplicare per 7,8 volte le opportunità di accesso al mondo del lavoro.
Inoltre, l’approccio skill-first rappresenta una risposta concreta alla crescente carenza di talenti, specialmente nei settori in rapida espansione come l’intelligenza artificiale e la sostenibilità. L’inclusione di candidati privi di esperienza specifica ma dotati delle competenze necessarie potrebbe contribuire a colmare il gap di personale qualificato.
Come adottare l’approccio skill-first
Per ottenere risultati concreti, le aziende possono iniziare modificando il modo in cui strutturano le offerte di lavoro. Specificare chiaramente le competenze richieste, anziché focalizzarsi esclusivamente sull’esperienza pregressa, può incentivare una maggiore partecipazione femminile. Secondo lo studio di LinkedIn, le donne sono fino a 1,8 volte più propense a candidarsi per una posizione quando riscontrano una corrispondenza tra le proprie competenze e quelle richieste dall’annuncio.

Disparità di genere e sfide future
Nonostante i progressi, le disparità di genere nel mercato del lavoro italiano restano evidenti. Secondo i dati INPS del 2023, solo il 18% delle assunzioni femminili avviene con contratti a tempo indeterminato, contro il 22,6% degli uomini. Inoltre, il lavoro part-time involontario colpisce maggiormente le donne (15,6% rispetto al 5,1% degli uomini), e il divario retributivo supera i venti punti percentuali.
Parallelamente, il mercato del lavoro italiano deve affrontare la sfida della perdita di giovani talenti: negli ultimi vent’anni si sono persi oltre due milioni di lavoratori under 34. Come evidenziato da Enrica Ronchi, managing director di InJob, la cosiddetta “fuga di cervelli” non è solo un problema numerico, ma rappresenta il sintomo di un mercato del lavoro che fatica a offrire prospettive di crescita e innovazione.
L’adozione di un sistema di assunzione basato sulle competenze rappresenta un’opportunità concreta per promuovere l’inclusione e migliorare la parità di genere nel mercato del lavoro. Questo approccio non solo aumenta la rappresentanza femminile, ma aiuta anche le aziende ad attrarre e trattenere talenti in un panorama sempre più competitivo e in continua evoluzione.
Quali strategie possono essere implementate per rendere più efficace questo cambiamento? La discussione è aperta: partecipiamo al confronto per costruire un futuro lavorativo più equo e meritocratico.